Fly Diaries

IO PROFESSO IL KITSCH

6 Agosto 2012
Libertà è essere quello che si desidera
I desideri a volte vanno oltre la fantasia
La fantasia approda su un terreno nuovo, altro, che sa di follia
La follia ha la peculiarità di essere colorata
Il colore trasmette energia
L’energia si appropria delle persone e delle cose
Le cose che vengono fuori risultano così essere libere
Liberi desideri che emergono dalla nostra fantasia e follia, colorati e pieni di energia.

Parole parole…per entrare nel cuore della mostra  Kitsch, vista in Triennale in una calda mattinata di inizio agosto. Chiaro il concetto? Yes! Chiaro in partenza e pieno di attrazione.

kitsch

Un tuffo in un mondo colorato e sconclusionato, un tuffo nella fantasia e nei ricordi, nelle vetrinette della nonna che da piccola rimanevi incollata a fissare, eppoi quando avevi il suo ok, iniziavi a svuotare, per ammirare tutti quei gingilli che arrivavano chi sa da dove.  Ricordo la torre di Pisa comprata in un viaggio fatto con loro per trovare le zie di Cecina, eppoi le bottiglie di amaro dell’Etna che mio nonno riportava dalla sua terra con quella sensazione di lava incorporata. I mignon di superalcolici, le bomboniere fatte con conchiglie che chi sa da dove arrivavano. Le nacchere ed i carretti siciliani.

Da li deve essere partito tutto. Eppure mia nonna era Polacca, elegante, sobria, a volte anche austera e aveva gusto, un’eleganza tipica nordica. Ma in quegli gli anni lei era appena arrivata in Italia dopo che si era innamorata di un soldato di Corleone che per caso il destino durante la guerra aveva condotto a Varsavia, e probabilmente aveva dovuto accettare ed amare quel gusto per i ninnoli che raccontavano al meglio il nostro paese, il nostro folclore, la nostra cultura.

Noi italiani siamo stati Kitsch. Magari ora non lo siamo più, ma non si può negare il passato.
Certo ad oggi altre culture ci hanno superato alla grande, e come lascia intravedere l’abile raccolta fotografica vista in questa mostra, basta fare un salto nell’immaginario messicano, giapponese ed americano e rendersi veramente conto che a volte si oltrepassano i limiti dell’estetica. Ma adesso è tardi per criticare perchè in noi  probabilmente vivono le origini di tutto quel meraviglioso cattivo gusto.

IO amo il Kitsch

IO professo il Kitsch

IO ho dovuto mettere in parte, da parte il Kitsch perché se vivi con un uomo devi scendere a compromessi, sennò non potrai mai pretendere che lui tolga dal corridoio la borsa del tennis con i panni sporchi.

Quando ci siamo conosciuti vivevo in una casa fuxia e verde acido arredata da una sciroccata di nome Zena che viveva alle Hawai che mi aveva affittato questo nido Kitsch che ho amato dal primo all’ultimo giorno di quei 10 mesi. Nella casa rosa ho dato il meglio di me e tutto lo spazio necessario al  mio “cattivo gusto”.

Poi c’è stata la nostra prima casa e anche li per quanto mi sono armata di buon senso..tutto dopo poco è meravigliosamente esploso e gli  oggettini e le creazioni e i souvenir hanno iniziato a popolare le sue mura.

Adesso c’è questa nuova casa…e a dire il vero mi stò godendo il minimalismo degli inizi e le pareti ancora prive dei quadri…la linearità è così piacevole dopo un periodo explosivo.

Tantissime cose sono ancora in cantina, altre nei cassetti che si ribellano e di notte, come in Toy Story, secondo me fanno dei sit-in pensando che io, il  loro Andy di turno, non li ami più. Tranquilli nanetti miei, omini di latta, budda e divinità varie..non vi abbandono… siete parte di me…e anche se per ora vi tengo un attimo in disparte non ve la prendete, sappiate che è solo un momento della vita in cui gli ormoni comandano e se qui si richiedere rigore per un po..che rigore sia…!

Credo che si debba sempre dar spazio all’estro e all’arte della malizia. E come disse un certo Mr Gillo Dolfres in un libro dedicato a questo tema “ la vera arte non è mai “maliziosa”, il kitsch lo è, e questa è la sua essenza”. 

Scatti rubati dalla mostra Kitsch presso la Triennale di Milano 

13 Giugno. 2 Settembre 2012.

A cura di Gillo Dorfles

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