gemelli, Mamma

LA PRIMA PAPPA

28 Marzo 2013

Qualche carota, una patata, una o due foglie di lattuga. Fate bollire per un ora e mezza eppoi fate scendere come neve 3 cucchiai di crema di riso. Aggiungete un goccino di olio extravergine d’oliva, parmigiano ed impiattate ben bene. A quel punto il vostro severo giudice (nel mio caso parliamo al plurale), sarà pronto a decretare se passerete il turno o meno.

Non c’è dubbio,  l’odore di brodo vegetale alla base della tanto temuta PAPPA ammazza l’eros in una casa,  ed i grumi sono peggio delle orecchie dei quaderni a righe di prima elementare dalle quali non ci si riusciva mai a liberare. Dal giorno 1 al giorno 3 è stata una meraviglia. Dal giorno 4 al giorno 7 una tragedia. Dal giorno 7 ad oggi grazie all’inserimento di una polverina magica, alias il liofilizzato alla carne, sono riuscita a proteggere il grembiule e non finire al pressure test.

 Dare da mangiare  a due pupette insieme che mettono mani ovunque, e non ammettono che il tuo ritmo non sia unidirezionale perchè finalmente hanno realizzato che “l’altra Se” non è solo un oggetto a base di pongo ma aimè è una ladra di attenzioni.. è piuttosto impegnativo.

Ma pappa equivale ad indipendenza. Ed indipendenza a semi libertà vigilata. Semi libertà vigilata alla conclusione della via lattea home made.

Ogni giorno come un alcolizzato al bancone del bar mi dico che prima o poi è arrivata l’ora di smettere. Se mangiano una polvere che un giorno fu agnello e che neanche io digerirei allora a cuor leggero mi dico che infondo è proprio arrivato il momento di dire goodbye al mio latte. Ma poi alle 4 del mattino, alla luce di quel piccolo languorino, l’idea di andare in cucina, accendere i fornelli, dosare misurini, shakerare e raffreddare ha lo stesso livello di sbattimento che provavo un paio di ere fa, nell’andare in giro alla stessa ora, con i tacchi alti, dopo aver ballato per ore ed ore con un retrogusto di vodka sulle labbra. (nostalgico paragone).

E così ogni volta cedo. Ci ricasco e mi godo le loro espressioni perchè penso che forse è l’ultima volta che mi godrò questo momento, questa complicità.

Prima di diventare Mamma e per i primi 3 mesi del mio periodo di prova, visualizzavo un sacco di traguardi. La divisione dalla carrozzina e l’approdo nella culla, la divisione da una culla a due culle. La fuga dalla nostra stanza e l’occupazione della vostra. La nanna da sole, lo svezzamento, etc etc.

Sono mille i potenziali traguardi ed in cuor nostro vorremmo raggiungerli tutti nella maniera meno indolore possibile. Di base auspichiamo che la nostra storia abbia un facile lieto fine simile a quella raccontata da amici forse non totalmente sinceri in merito, della serie “dal secondo in cui l’ho messo nel suo lettino si è addormentato senza fare storie…sai ora tira 9 h a notte senza svegliarsi…eppoi ha mangiato tutto da subito fino all’ultimo boccone… per non parlare della libertà che hai nel non allattarlo”. Ma poi come in tutte le cose…tra il dire ed il fare..

Bhè sarò fatta di pasta di marzapane ma per ognuno di questi traguardi io un po’ ho sofferto e non sempre sono stata così ferrea come speravo di essere. Forse diventare mamma ci rammolla un po’ e ci rende un pò più fragili come un ubriacone di fronte all’ultimo bicchiere.
Vabbè prima o poi smetto. Ma vi prego ancora un ultimo sorso.

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